Certamente ABLANTE si pone al centro di questo cambiamento o meglio, di questa trasformazione digitale, perché le analisi dei dati del futuro potrebbero non essere più il risultato di una sola struttura o Piattaforma di analisi, certamente l’obbiettivo oggi è essere tra coloro che riescono a fornire matrici di dati anche complessi e di difficile apparente lettura. Una prima risposta di alto livello chiarisce che, pur cercando di indirizzare problematiche simili, Data Fabric e Data Mesh si sviluppano in due modi abbastanza diversi.
Il “Data Fabric” partendo da metadati e dati opportunamente relazionati e attivati porta all’automatizzazione e alla semplificazione di alcuni dei processi comuni nella gestione ed evoluzione di una “data platform”, favorendo in maniera “data driven” la diffusione di “data knowledge”, “data sharing”, “data quality”, “data integration” e molto altro.
Il “Data Mesh” propone invece un paradigma con impatti molto più ampi a livello organizzativo/sociale, proponendo una soluzione più trasversale a tutte le sfere di cui è composta un’organizzazione; nel Data Mesh la tecnologia è solo uno dei tanti aspetti che vanno affrontati durante la transizione. Le cose si complicano ulteriormente quando, una volta compresa a fondo la materia, ci si rende conto che in qualche modo i due paradigmi possono anche coesistere e lavorare in maniera sinergica.
ABLANTE vuole collocarsi come uno strumento di comunicazione trasversale in sinergia fra ambiti a volte molto distanti fra loro, essere storage di raccolta dati delle attività registrate più o meno automatizzate, stratificare nel tempo e contestualizzare attraverso un chiaro storico delle “Operation” le diverse attività e processi che il quotidiano richiama nell’ambito del long life del dato.
È quindi importante per le organizzazioni che intendono abbracciare questo genere di paradigmi, dotarsi di una robusta “Data Strategy” e affrontare il cambiamento in maniera incrementale, partendo da tecnologie ed architetture già esistenti ed evolvendole “Step by Step” in base alle necessità e con il giusto senso critico.
ABLANTE vuole essere un percorso verso la DIGITAL TRASFORMATION a Nostro avviso inevitabile, per tutte le “Realtà” che un giorno dovranno essere pronte alle sfide del futuro in modo competitivo.
Il Cde, common data environment, in pratica l’ambiente di condivisione dati, è lo spazio virtuale per la raccolta, gestione e condivisione di tutte le informazioni dell’intero flusso Bim. I partecipanti alla filiera progettuale possono attingere ai dati presenti sulla piattaforma di interoperabilità e archiviarne di propri. Il Cde, quindi, registra l’intero workflow, riduce la dispersione delle informazioni e permette di ottenere aggiornamenti in tempo reale.
L’OBIETTIVO DEL DATA FABRIC E IN CASCATA DI ABLANTE
Lo scopo del Data Fabric è dunque definire una rete di conoscenza che metta a fattor comune dati, metadati e automatizzazioni al fine di supportare l’integrazione di ogni tipologia di dato e applicazione all’interno di una Data Platform quale la Piattaforma ABLANTE capace di utilizzare le molteplici metodologie utili alla gestione del ciclo di vita del Dato.
Molte organizzazioni fanno fatica a comprendere l’importanza del Data Fabric e come questo sia riassunto fra l’altro nell’uso di una Piattaforma che in ABLANTE trova il suo punto di convergenza.
Suggeriamo di vedere questo paradigma o meglio, questa cornice di riferimento entro cui si situa una fase dell’evoluzione delle varie discipline scientifiche, come un’evoluzione del design delle «Enterprise Logical Data Platform» che, concentrandosi sull’attivazione dei metadati e sull’applicazione di logiche anche automatizzate, si pone l’obiettivo di poter gestire sia “use case” analitici sia “use case” operazionali ottimizzando la qualità del dato, la semplicità d’uso del sistema e l’autonomia delle figure coinvolte nel ciclo di vita del Dato
DATA FABRIC VS. DATA MESH
“Data Fabric” e “Data Mesh” sono senza dubbio le tendenze attualmente più discusse nel mondo del data management. Questo implica inevitabilmente l’emergere di dubbi e domande quali:
Un “Data Mesh”, quale architettura di dati decentralizzata che organizza i numeri in base a uno specifico dominio di business – ad esempio marketing, vendite, servizio clienti e altro ancora – fornendo maggiore proprietà ai produttori di un determinato dataset e, “Data Fabric” ovvero, singolo ambiente costituito da un’architettura unificata e da servizi o tecnologie in esecuzione su tale architettura, tali da aiutare le aziende a gestire i loro dati, sono integrabili e, se sì, come?
In un contesto di trasformazione come quello proposto da questi nuovi paradigmi, bisogna essere consapevoli che non tutti i contesti organizzativi sono pronti o adatti ad un cambiamento come questo. Porsi domande e dubbi prima di procedere in tal senso, dunque, è “naturale” e persino consigliato.

IL BIM, I PROFESSIONISTI, IL RUOLO DI ABLANTE
Non può esserci Building Information Modeling senza una stretta collaborazione fra tutti i professionisti che partecipano al progetto e alla realizzazione di un’opera, così come non è possibile mettere in comune, confrontare e gestire tutte le informazioni in modalità BIM, senza poter usufruire di uno luogo virtuale di condivisione, verifica e approvazione di ogni dettaglio e fase di lavorazione di un progetto. È proprio questo lo scopo del Cde (acronimo di common data environment), un ambiente in cui inserire, modificare e scambiarsi tutti i dati di una commessa, uno spazio riservato e sicuro, dove i vari soggetti accreditati possono condividere e gestire le informazioni prodotte, in base a regole prestabilite. Il Cde – in italiano conosciuto anche come Acdat (ambiente condivisione dati) – è suddiviso in quattro sezioni, ciascuna relativa a una progressiva fase di condivisione delle informazioni: l’elaborazione, la verifica, la revisione e la validazione dei contenuti tra i diversi team di progetto. Nell’area Work in progress ogni squadra deposita i modelli e le informazioni in fase di lavorazione senza la possibilità di condividerle con gli altri team, fino al momento della convalida da parte del team manager. Segue la fase Shared, quella in cui vengono messi in comune i modelli delle diverse discipline in modo da consentire il coordinamento e lo scambio di informazioni con gli altri gruppi di lavoro. Una volta validati i diversi modelli e ottenuta l’approvazione da parte del committente, le informazioni possono passare nella terza area, Published Documentation, dove viene condiviso tutto quanto è stato precedentemente definito. Infine, nella quarta, Archive, vengono conservati e catalogati tutti i documenti, i modelli e gli elaborati, previsti dal processo Bim. Questo diventerà il modello da cui partire per poter definire successivamente il Project Information Model per la fase di costruzione, il cosiddetto Pim, creato grazie alle informazioni consegnate da tutti i partecipanti al progetto e che in seguito sarà costantemente aggiornato. Il Pim consiste nella virtualizzazione del design, al fine di effettuare perizie e analisi ingegneristiche volte a migliorare e ottimizzare la struttura dell’edificio. In pratica, il suo scopo è constatare che le diverse parti del progetto combacino e rispecchino gli obbiettivi di design. Il passo successivo è la definizione dell’Asset Information Model (o Aim) che costituisce la base per la pianificazione delle operazioni di gestione e manutenzione dell’opera. I temi della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica sono oggi di grande rilievo per tutta la filiera delle costruzioni. A questi temi si legano quelli di digitalizzazione e innovazione: La Piattaforma di interoperabilità e interconnessione dati ABLANTE rappresenta un elemento chiave nell’integrazione dei requisiti di sostenibilità nei progetti e può costituire un paradigma importante nell’ottica di ottimizzare i flussi e raggiungere importanti obiettivi sul fronte ambientale ed energetico. Tutti gli Attori del settore sono chiamati ad aggiornare approcci, metodi e processi e prender parte alla trasformazione proprio in ottica di filiera, strategicamente sconvolta con l’introduzione al progetto del BIM. L’approccio di continuità è affidato ad ABLANTE, Piattaforma predisposta al raggiungimento degli obiettivi di “esercizio” del Building, del risparmio energetico, economico, di conduzione impianti, di gestione documentale, di controllo dei processi, potendo essere raggiunti solo digitalizzando ogni fase del ciclo di vita di un’opera, dalla progettazione alla costruzione fino al facility management, senza che nulla vada perso nel passaggio di consegne.

ABLANTE, L’AMBIENTE DI CONDIVISIONE DATI
Il Cde, common data environment, in pratica l’ambiente di condivisione dati presente in ABLANTE, è lo spazio virtuale per la raccolta, gestione e condivisione di tutte le informazioni dell’intero flusso BIM. I partecipanti alla filiera progettuale possono attingere ai dati presenti sulla piattaforma di interoperabilità e archiviarne di propri. Il Cde, quindi, registra l’intero workflow, riduce la dispersione delle informazioni e permette di ottenere aggiornamenti in tempo reale. Non può esserci Building Information Modeling senza una stretta collaborazione fra tutti i professionisti che partecipano al progetto e alla realizzazione di un’opera, così come non è possibile mettere in comune, confrontare e gestire tutte le informazioni in modalità Bim, senza poter usufruire di uno luogo virtuale di condivisione, verifica e approvazione di ogni dettaglio e fase di lavorazione di un progetto.
TUTTI I VANTAGGI DEL CDE (Common Data Environment)
La norma Uni 11337-5 ha stabilito quali devono essere le caratteristiche di un ambiente di condivisione dati in ottica Bim. Innanzitutto, l’accessibilità – con regole prestabilite in funzione dei singoli ruoli all’interno del processo – così come la tracciabilità e la successione storica di tutto il flusso di lavoro (workflow).
Dovrà inoltre essere assicurata, oltre al supporto della maggior parte di tipologie e formati dati e loro elaborazioni, la possibilità di estrapolazione di informazioni mediante interrogazione, di conservazione e aggiornamento nel tempo dei dati, con massima garanzia di sicurezza e riservatezza. In linea generale, la parte 5 della UNI 11337 individua ruoli, requisiti e flussi necessari alla produzione, gestione e trasmissione delle informazioni e alla loro connessione e interazione nei processi di costruzione digitalizzati.
L’utilizzo di un Cde trasparente, aggiornato e accessibile in tempo reale consente di sfruttare al meglio i punti di forza che contraddistinguono la metodologia Bim. I vantaggi riguardano, innanzitutto, l’automazione del coordinamento informativo fra i diversi team di lavoro con criteri di trasparenza e disponibilità temporale delle informazioni, quasi immediata. Ciò consente una gestione automatizzata anche dei processi di revisione e aggiornamento dei modelli e dei dati, evitando la sovrabbondanza o duplicazione di informazioni, eventuali errori o possibili fraintendimenti, con conseguente risparmio di tempo e contenimento dei costi in fase di progettazione, costruzione e gestione dell’opera durante la fase di esercizio.
L’uso strutturato di un ambiente di condivisione dei dati richiede da parte di tutti i membri della squadra di progettazione una rigorosa disciplina, in termini di aderenza agli approcci e alle procedure concordate, diversamente da quanto accade per le procedure più tradizionali.
La piattaforma consente di tracciare i vari interventi e contributi sui modelli BIM e di elaborare quindi la successione delle varie revisioni nel tempo. In questo modo, è sempre possibile sapere “chi ha fatto cosa” e risalire al soggetto che ha modificato per ultimo un determinato file. In funzione del coordinamento di tutte le informazioni, riguardanti la gestione del ciclo di vita dell’edificio, ogni dato viene conservato e trasferito in seguito al facility management.
Il BIM è la procedura utilizzata nello sviluppo e nella gestione di ogni informazione di progetto che genererà un risultato che viene indicato come Building Information Model che consisterà nei dettagli digitali del progetto fisico.